Le 10 Scommesse del 2021… un anno dopo

Prima dell’inizio dell’anno vi avevamo elencato quelle che secondo noi erano le 10 scommesse del 2021 effettuate dai team, oggi vediamo come è andata. Nell’elenco figuravano campioni ormai in declino, giovani promesse, promesse mai mantenute in cerca di rilancio, o anche più semplicemente corridori che avevano deciso di cambiare ambiente per dare una svolta alle proprie carriere. Al termine dell’anno, una volta chiusa la stagione su strada, andiamo a rivedere, nello stesso ordine in cui li avevamo proposti lo scorso anno, come la sono cavata i corridori in questione.  Una rapida carrellata che ci permette di capire se la decisione, loro e dei team nei quali si sono trasferiti lo scorso inverno, si sia rivelata azzeccata.

1. Chris Froome (Israel Start-Up Nation): L’impressione è che quel corridore capace di vincere quattro volte il Tour de France difficilmente tornerà. Il britannico, infatti, ha navigato a lungo in coda al gruppo in quasi tutte le corse disputate, con il ritorno all’amata Grande Boucle che non ha fatto eccezione, anzi ha amplificato le sue difficoltà (solo 4 quattro arrivi nei primi 100 e uno solo prima della novantesima posizione). L’orgoglio del campione gli ha permesso comunque di arrivare a Parigi e anche di mettersi al servizio della squadra quando possibile, con un finale di stagione in leggerissimo crescendo. La sua esperienza ha sicuramente aiutato alcuni compagni a crescere e la sua figura è sicuramente importante per il movimento israeliano, ma anche al netto delle ovvie difficoltà dovute all’infortunio (in molti probabilmente non sarebbero nemmeno riusciti a tornare in bici) i risultati non giustificano lo stipendio percepito, il più alto di tutto il gruppo, e la scommessa dunque almeno per quest’anno è da considerarsi persa.

2. Fabio Aru (Qhubeka-Nexthash): Un’annata che si chiude con il ritiro lascia pensare a una scommessa ampiamente fallita. In realtà, invece, nella stagione del corridore sardo, ci sono stati anche dei buoni momenti, pur restando lontani dai momenti più alti della sua carriera. Dopo un inizio di anno in cui era tornato a divertirsi con il ciclocross (tanto che si era ipotizzata anche una sua convocazione in nazionale), l’inizio di stagione su strada del corridore di Villacidro sembrava ricalcare le ultime annate alla UAE, ma poi qualcosa è scattato dopo l’esclusione dai convocati per il Tour. Lo stesso giorno in cui è iniziata la Grande Boucle, lo scalatore italiano è stato protagonista con un lungo attacco solitario nella prima parte del GP Lugano, chiuso in quattordicesima posizione, confermando poi un’ottima gamba con i secondi posti nella generale al Sibiu Tour e alla Vuelta a Burgos. Proprio mentre sembrava che potesse tornare a lottare con i migliori, a sorpresa annuncia il ritiro poco prima della Vuelta a España, ultima corsa della carriera. Nel GT spagnolo resta in lotta per la top 10 fino alla seconda settimana, quando un virus intestinale sembra poterlo mettere anche ko, ma lui resiste con grinta e alla fine arriva al traguardo di Santiago de Compostela, dove viene celebrato dai tifosi spagnoli e omaggiato da avversari vecchi e nuovi. Non sono arrivate vittorie, ma la sensazione è che Aru e la Qhubeka si siano lasciati senza troppi rimpianti, comunque non delusi dalla stagione trascorsa insieme.

3. Romain Bardet (Team DSM): Il cambio di maglia ha fatto bene allo scalatore francese. Dopo anni di delusione sulle strade del Tour, il corridore transalpino, lasciata la comfort zone di una squadra di casa, si è rimesso in gioco partecipando per la prima volta al Giro d’Italia, chiuso con un ottimo settimo posto finale, restando sempre con i migliori in salita. Alla Vuelta a Burgos poi conquista la terza tappa con un gran numero tornando ad alzare le braccia al cielo dopo tre anni e arrivando in fiducia alla Vuelta. Una caduta nelle prime tappe del GT spagnolo lo mette fuori gioco nella generale, ma gli permette di concentrarsi sulle singole tappe, così lui ne approfitta per conquistare la quattordicesima frazione e per lottare fin quasi alla fine per la maglia degli scalatori (poi vinta dal compagno di squadra Storer), che anche agli occhi dei più esigenti rendono positiva, se non addirittura ottima, la sua stagione.

4. Greg Van Avermaet (Ag2r Citroën): Non sono molte le corse in cui riesce a rendersi protagonista. Il miglior momento della sua stagione è il terzo posto al Fiandre, quando, pur non riuscendo a seguire l’azione decisiva, è sempre davanti nel vivo della corsa, lasciando la speranza che da quel momento si possa provare a ricostruire qualcosa. Le cose però andranno diversamente, con l’unica giornata vissuta a favore di telecamera alle Olimpiadi di Tokyo, quando da campione uscente fa il ritmo in testa al gruppo per tutte la prima parte di gara. Scommessa persa per la Ag2r, che si trova ora in casa un altro corridore da recuperare e che non vince una gara dal 2019, proprio come Oliver Naesen, l’uomo con il quale l’ex campione olimpico si sarebbe dovuto dividere i gradi di capitano nelle classiche.

5. Jakub Mareczko (Vini Zabù): I numeri del velocista di origini polacche sono piuttosto lontani da quelli che, pur in corse spesso di secondo piano, otteneva fino a qualche stagione fa, ma due successi minori (il Trofej Umag in Croazia e la prima tappa della Settimana Internazionale Coppi e Bartali) e diversi piazzamenti ne fanno per distacco il corridore migliore della Vini Zabù in questa annata. È ancora una volta mancato quel salto di qualità atteso da qualche stagione, ma la scommessa si può tutto sommato considerare vinta da parte della formazione italiana, i cui risultati migliori sono arrivati proprio dal 27enne. Per quanto riguarda lo stesso Mareczko, invece, il passo indietro fatto quest’anno non pare totalmente azzeccato: in particolare, la mancata partecipazione al Giro d’Italia e ad altre corse del WorldTour non gli ha permesso di mettersi in mostra su certi importanti traguardi, dove provare a riguadagnarsi nuovamente un posto nella massima divisione.

6. Bob Jungels (Ag2r Citroën): Altra stagione piuttosto complicata per il lussemburghese, tormentato da diversi problemi fisici sin dall’inizio dell’anno, il più grave dei quali lo porta, a giugno, ad un’operazione all’arteria iliaca che lo costringerà a tre mesi lontano dalle gare. Con queste premesse, dunque, è chiaramente molto difficile valutare l’annata del 29enne, che fino a un paio di stagioni fa sembrava destinato a grandi traguardi e che, quest’anno, avrebbe voluto rilanciarsi nella formazione transalpina. Necessariamente, quindi, ogni valutazione dovrà essere rinviata al 2022, quando Jungels sarà chiamato al riscatto e la Ag2r a scommettere nuovamente su di lui, sperando che i guai fisici siano definitivamente risolti.

7. Mark Cavendish (Deceuninck-QuickStep): Quasi sicuramente, il ritorno di Cannonball al Wolfpack è la scommessa più azzeccata di questo 2021, sia per il corridore che per la squadra. Come l’araba fenice, il 36enne rinasce dalle ceneri delle ultime stagioni (piuttosto negative) tornando a vincere dopo più di tre anni dall’ultima affermazione, conquistando tre tappe consecutive (più un’altra alla fine) al Giro di Turchia. Il meglio, però, arriva a luglio, quando il velocista dell’Isola di Man viene chiamato dalla formazione belga a sostituire Sam Bennett al Tour de France. Nelle tre settimane sulle strade di Francia, l’ex campione del mondo riesce ad andare a segno in quattro giornate, tornando così a vincere alla Grande Boucle dopo cinque stagioni ed eguagliando il numero di vittorie ottenuto da Eddy Merckx nella corsa transalpina. Ciliegina sulla torta è poi la conquista della Maglia Verde, impronosticabile all’inizio di quest’anno, che per Cavendish si chiude con dieci vittorie e con la fiducia ritrovata.

8. Louis Meintjes (Intermarché-Wanty-Gobert): Il sudafricano era approdato nello squadra belga con la speranza di poter ritrovare le gambe mostrate nei primi anni da professionista, quando aveva chiuso nei primi dieci ben tre grandi giri. Dopo un inizio di stagione ancora sottotono, quest’anno il nativo di Pretoria è riuscito a far intravedere qualche spiraglio di ripresa che fa ben sperare in vista delle prossime stagioni, mettendosi in mostra soprattutto nelle ultime due corse di tre settimane. Al Tour de France, dopo aver ottenuto un nono posto come miglior risultato nella tappa di Quillan, l’ex NTT ha chiuso la corsa in quattordicesima posizione in classifica generale. Alla Vuelta a España, invece, dopo aver corso a lungo al servizio del compagno di squadra Odd Christian Eiking in maglia rossa, ha ottenuto due piazzamenti nei primi dieci negli impegnativi arrivi in salita dei Laghi di Covadonga e dell’Altu d’El Gamoniteiur riuscendo ad entrare nella top 10 anche in classifica generale, prima di essere costretto al ritiro il giorno dopo. Per quanto, quindi, i risultati non siano stati quelli che ci si sarebbe aspettati qualche anno fa dal classe 1992, la sua prova nel grande giro iberico fa ben sperare in vista della prossima stagione, dove potrebbe tornare a lottare per un piazzamento nei dieci in una grande corsa a tappe.

9. Ilnur Zakarin (Gazprom-Rusvelo): Il ritorno in patria non ha certo giovato allo scalatore russo. Il fatto di militare in una squadra Professional, non gli ha permesso di poter disputare un calendario di primissimo livello, ma nelle poche corse importanti a cui ha preso parte, non è mai riuscito a lasciare il segno. Mai in grado di tenere il passo dei migliori in salita, il vincitore del Giro di Romandia 2015 ha ottenuto come miglior risultato l’ottavo posto alla Vuelta Asturias 2021 a due minuti esatti dal vincitore Nairo Quintana. Da segnalare anche i due piazzamenti al Giro di Slovenia (undicesimo, ma molto lontano dal vincitore Tadej Pogacar, e da Diego Ulissi e Matteo Sobrero, primi degli umani) e alla Settimana Cicilistica Italiana (chiusa al nono posto). Un parziale riscatto per il classe 1989 c’è stato solo nei campionati nazionali, dove è stato quarto a cronometro e secondo alla prova in linea. Quella del 2021 ha rappresentato comunque per lui un’ennesima annata sotto tono, conclusasi con largo anticipo ad agosto sulle strade del Giro di Polonia 2021.

10. Michael Valgren (EF Education-Nippo): Scommessa vinta per il danese e lo squadrone statunitense. Dopo un inizio di stagione in cui lui e tutta la formazione hanno fatto fatica ad esprimersi al meglio nelle classiche del Nord (il miglior risultato del classe 1992 è stato il tredicesimo posto alla Amstel Gold Race), l’ex NTT è decisamente rinato dopo il campionato nazionale chiuso in quarta posizione. Da quel momento la sua stagione è stata tutta un crescendo, a partire dal settimo posto nella diciottesima tappa del Tour de France 2021 fino al mese di settembre che ha rappresentato il punto più alto. Dopo la trionfale campagna in Toscana in cui in due giorni ha conquistato le uniche vittorie della stagione (Giro della Toscana e Coppa Sabatini), il vincitore della Amstel Gold Race 2018 ha chiuso il Mondiale delle Fiandre 2021 in terza posizione, dimostrandosi ancora una volta corridore adattissimo per le classiche. Nonostante il ritiro alla Parigi – Roubaix, quindi, il ventinovenne ha chiuso la stagione in maniera positiva, dimostrando di poter ancora ambire a giocare un ruolo da protagonista nelle classiche del Nord.

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